Non solo il digitale, anche l’idrogeno

L’idea non originale viene dal primo ministro del Regno Unito Boris Johnson: “nel campo della tecnologia dell’idrogeno è possibile avere una ripartenza verso il futuro”. Il proprio paese potrà dominare il mondo in questo settore. La soluzione sarebbe in un maggiore utilizzo delle celle a combustibile che permetterebbero di ottenere elettricità da questa fonte energetica e potrebbe ridurre le emissioni di gas serra.
 
Come noto, diversi veicoli vanno ad idrogeno ad esempio escavatori, automobili, autocarri, piccoli aerei. Tuttavia, l’idrogeno non ha sostituito i classici veicoli a combustibile su larga scala. L’idrogeno non è una fonte rinnovabile poiché non si trova in natura ma può essere prodotto per mezzo di diverse tecniche quale la gassificazione del carbone ed il trattamento chimico di idrocarburi che non sono processi facili e sostenibili.
 
L’idrogeno per locomozione non deve essere reperito da combustibili fossili, bensì attraverso alternative basate su energia rinnovabile. Vi è una ulteriore negatività ovvero che questa tecnologia non dispone di infrastrutture di rifornimento e il motivo potrebbe anche riguardare il fatto che i prezzi sono alti per realizzarle e dei veicoli medesimi hanno disincentivato l’affermazione dei mezzi “fuel cells”. Poi vi è la scarsa durata dell’idrogeno e per questo sorge la necessità di stoccaggio che impone altri costi ed utilizzo di energia. Esistono processi per generare idrogeno compatibile anche con il rispetto dell’ambiente per esempio il fatturato delle alghe e l’elettrolisi dell’acqua. La tecnica necessaria prevede la produzione di idrogeno ed ossigeno in forma gassosa mediante la corrente che attraversa l’acqua ed è in continuo progresso. Le fuel cells rendono possibile l’assenza di combustione termica, visto che il processo si basa sulla combinazione di ossigeno ed idrogeno. Essendo il vapore acqueo l’unico prodotto di scarto questa tecnologia non emette sostanze inquinanti. Qual è la posizione dell’Italia su tale argomento?
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