Nell’era di Internet, delle chat, degli sms e di Facebook, fare pubblicità ad un vocabolario di lingua italiana è un’impresa ardua: il più classico, quasi antico, degli strumenti per imparare ad usare correttamente la propria lingua è molto lontano dallo stile di vita del target dei giovani studenti (prime classi della scuola media e degli istituti superiori) a cui gli editori si rivolgono.
Il modello di comunicazione pubblicitaria deve essere innovato, per evidenziare la qualità del prodotto e la sua aderenza al linguaggio di oggi e per attirare l’attenzione dei giovani e dei loro genitori.
Impresa non facile, che però è riuscita all’editore Le Monnier, che promuove il vocabolario il Devoto-Oli Le Monnier mettendo in luce la sua ricchezza di contenuti, che abbraccia il più classico e desueto italiano di Dante e il linguaggio dei "nativi digitali".
In esso si potranno consultare i termini tecnici dell’economia e della scienza, i neologismi coniati dai giornalisti e dai media, le espressioni dialettali, il gergo giovanile, i forestierismi assorbiti da altre lingue e le parole in via di estinzione che si leggono nella tradizione letteraria: da papello a green economy, da lungi a pescetariano, nel dizionario qualsiasi termine usato nella vita quotidiana affianca la lingua aulica del passato letterario.
La campagna promozionale si basa su un claim di sicuro effetto, " Devoto-Oli 2012: chi lo usa si vede", declinato su tre situazioni della vita quotidiana, dove il messaggio utilizza un linguaggio curato che "fa la differenza". Così chi ha danneggiato un’auto in sosta lascia il messaggio "Chiedo venia per aver urtato la sua macchina", l’innamorato scrive sul muro "I tuoi occhi mi mandano in solluchero" e l’avvertimento sull’Ipad degli amici recita: "qui si va alle calende greche… niente calcetto stasera. Tre episodi di vita corrente,a significare che la buona conoscenza della lingua consente di "fare bella figura" non solo a scuola o nel lavoro, ma anche nei contatti quotidiani.
