Vivere in diretta tutte le vicissitudini che hanno visto le forze politiche impegnate alla presentazione delle liste è stato uno “spettacol(in)o”. Molte delle persone che fanno politica affermano, anche tra di loro: “ma di cosa parliamo alle persone”? “Il paese vuole sentire cosa facciamo”. Finalmente questa “pantomima” è finita. Ci aspetta ancora un mese di tante parole, di tante promesse, di tante speranze ed alla fine avremmo un risultato che possiamo definire “forse” nullo. La legge elettorale, a parere di taluni, è incostituzionale; anche se prima della presentazione della legge si è abituati a presentare in anteprima alla Corte il contenuto per avere il parere di massima. Una volta fatte le elezioni avremo due problemi: il primo è come formalizzare una maggioranza di governo che si presenta particolarmente complessa e difficile, incomprensibile, se non ai soli addetti ai lavori. Spiegare che pur prendendo dei voti in più non sempre si vince è certamente difficile e complicato. Per secondo, una volta fatte le elezioni avremo certamente qualche perdente che fa immediatamente ricorso, o già l’ha preparato alla Corte Costituzionale per illegittimità. Non mi pare che lavorando in questo modo si facciano gli interessi del Paese.
Parlando di cose più distanti notiamo che Trump è andato a Davos, facendo il primo attore e invitando i presenti, che tutti hanno definito lo 0,0001% dei potenti del mondo. Trump, fedele alle promesse fatte durante la campagna elettorale, che l’ha visto tra l’altro vincitore, ha ribadito per chi non l’avesse capito, prima gli Stati Uniti d’America e poi il resto del mondo. Ne ha spiegato anche il significato che, in questo caso, non vuol dire chiudersi ma anche dialogare. Anche qui il mondo politico non è attento e meravigliato dei risultati e degli indicatori economici che si rilevano nel USA a solo un anno di distanza dalla Presidenza Trump, degli indicatori che l’Europa non riesce neanche a pensare momentaneamente.
Gli aspetti tecnologici che abitualmente trattiamo oggi li dedichiamo in parte del nostro editoriale all’Internet delle cose. L’IoT è in forte diffusione pervasiva, andando a costituire una Rete che unirà tutti. Per tutti intendo: dalla sanità, all’industria, alla funzione pubblica, ai trasporti, al territorio per l’energia, all’agricoltura per una smart agriculture; tutto ciò ruoterà intorno all’IoT, una Rete di dispositivi intelligenti e cooperanti dalle potenzialità illimitate a disposizione della creatività umana al fine di realizzare soluzioni innovative in ogni contesto sociale. La domanda è: “è possibile creare un modello?” Un modello architetturale per la scomposizione dei sistemi IoT in context, serve almeno secondo SI-IES, la necessità di tentare una costruzione di un progetto con un approccio metodologico. La SI-IES ha provato e prova a fare delle piccole ricerche nel contesto del proprio angolo digitale, con la piattaforma Arduino, con IoT e sensori/attuatori.
L’innovazione tecnologica spaventa molti per le molteplici possibilità di utilizzo, alcune volte anche in maniera inconsapevole. Il 5G come il GPS è di particolare interesse agli Stati Uniti d’America, al fine di controllare direttamente una fetta dell’economia americana che oggi è in larga misura a favore degli operatori wireless privati. Alcuni esperti parlano di nazionalizzare la Rete, come già è stato fatto nel passato, a partire da Eisenhower. Il network 5G creerebbe un nuovo paradigma per il mercato americano del wireless.
Quanto descritto è una sintesi della proposta del National Security Council. La preoccupazione americana è collegata alla crescente situazione della Cina che ha in mano la chiave degli algoritmi. Ed anche una qualificata presenza nell’intelligenza artificiale.
La vera sorpresa è che l’America da sempre è stata presa come modello delle liberalizzazioni e in questo momento per le telecomunicazioni si parla di nazionalizzazione. Bisognerà vedere come reagisce la Federal Communication Commission (FCC), che ha un responsabile nominato da Trump di recente e sarà a maggior ragione uno spettacolo da vedere.